Il segreto di Vittoria by Giulia Alberico

Il segreto di Vittoria by Giulia Alberico

autore:Giulia Alberico [Alberico, Giulia]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EDIZIONI PIEMME
pubblicato: 2024-03-29T12:00:00+00:00


23

Roma, Convento di San Silvestro in Capite, 1546

A Ferrara ebbi modo di avere una lunga conversazione con la Regina di Navarra. Soggiornavamo nella delizia estense di Bellosguardo, nel magnifico giardino che era un tripudio di roseti e prati fioriti. Sedevamo all’ombra di imponenti platani e la luce verde rendeva la conversazione intima, affettuosa.

Sulle questioni relative al dibattito religioso eravamo entrambe in sintonia. Tra noi era Margherita la più accesa nelle critiche alla Chiesa di Roma, ma convergevamo nella necessità di fare rete per spingere il pontefice ad agire in modi concreti e visibili per un rinnovamento e una interlocuzione con le varie forme dei riformati.

Ben presto arrivammo a parlare dei nostri scritti.

«Ho letto le vostre rime amorose, quelle che mi avete inviato, cara Vittoria, e come ebbi a dire nella mia lettera di risposta, le ho trovate intense, piene di originalità rispetto ad altre poetesse che scrivono versi sull’esempio del grande Petrarca, che pur ammiro, ma voi lo superate di gran lunga per il valore che date allo spirito.»

«Vi ringrazio, regina, è da tempo che ho abbandonato quel tipo di rime, tutte dedicate al mio Ferrante. Non sento più necessario, com’era, il desiderio di rime amorose. Mi sento chiamata a temi più sacri, a meditazioni sui testi evangelici, a qualcosa che sia una sorta di preghiera.»

«Comprendo. Dopotutto è necessario seguire l’istinto che anima la scrittura, non si scrive solo per diletto ma per dare voce all’anima.»

«Voi siete, però, brava anche nel comporre novelle dilettevoli, mi hanno parlato di un vostro recente lavoro.»

«Sì, vorrei portare a termine l’Eptameron, un po’ sulla scia del Decameron di messer Boccaccio. Con queste novelle in prosa penso di poter trasmettere messaggi e riflessioni, oltre che, naturalmente, dilettare i lettori.»

«Mi parlate un po’ di più di questo Eptameron?»

«Ho immaginato dei giovani, maschi e femmine, costretti da un evento naturale a restare bloccati per sette giorni in un luogo isolato dei Pirenei. E che si intrattengono in brevi racconti, storie perlopiù d’amore. Sacro e profano. Lo confesso solo a voi, i trascorsi amorosi del re mio fratello mi hanno offerto più di uno spunto per le mie novelle!»

Ascoltavo e per certi versi ero curiosa, per altri, data la mia natura riservata, disorientata da quell’aggettivo, “profano”.

Margherita intuì e aggiunse: «Vedete, Vittoria, io sono molto più presa dal mondo terreno di quanto lo siete voi. Le mie storie vogliono raccontare di uomini e donne, di amore e inganni, di fedeltà e tradimenti. È la realtà che vedo, che sento tanto quanto quella dello spirito. Voi siete sicuramente un passo più avanti di me nel cammino spirituale».

«Ma no! Che dite? È che dalla morte di Ferrante la realtà mondana mi è distante più della luna.»

«E dunque fate bene a seguire questa voce che vi detta dentro. La mia vita è diversa, non disdegno uno sguardo talvolta divertito, talvolta amareggiato, sui sentimenti che legano gli uomini, anche sui temi d’amore. Per me il corpo è oggetto di attenzione quanto lo spirito. Vedete mia cara: voi avete amato e siete stata riamata dal Marchese d’Avalos, io non ho avuto questa fortuna.



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